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CARMEN DI GIULIO


           
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9 - ESAMI

Che mai leggo fanciulla nel tuo sguardo
mentre pavida attendi la domanda
che prevedi venefica qual dardo
se pur rivolta con la voce blanda?

Tu vuoi ch’io non scompigli la tua mente
con interrogazioni imbarazzanti,
che molto sia con te, molto indulgente
e che di errori non ne conti tanti.

Una risposta va, l’altra non va;
mi avvedo della scarsa sicurezza
che del tutto svanisce, perché già
il bandolo ti sfugge, che amarezza!,

di tuo saper ed or stai affogando
nel minaccioso mare dell’oblio.
Io le frasi rigiro un po’ celiando,
ma il mutismo perdura, mentre spio

il tremito del mento, la tensione
dell’animo alle prese col pensiero.
Perdi terreno e chiara hai la visione
del giudizio immutabile, severo.

Chiedi pietà con l’occhio trasognato
con il moto convulso delle dita,
col viso triste, pallido, affilato.
Fuori, col sole, sorride la vita.



9 - ESAMI
E’ la cronaca un po’ triste di un esame sostenuto, in maniera non proprio brillante, da una sua allieva. E’ un po’ in contrasto con gli altri versi dedicati al suo lavoro di insegnate. Stavolta prevale il ruolo di docente, confrontato con un’allieva non molto preparata. Carmen ne studia ed osserva i movimenti, anche minimi ed impercettibili, leggendo in ciascuno di essi, pienamente, tutti i moti d’animo della fanciulla, alle prese con una prova dagli esiti incerti, se non già chiaramente negativi. Ma l’ultimo verso reca una speranza. Tutto si ridimensiona, nella sua limitata importanza, a fronte di un sole che fuori brilla, di una vita che continua e non si accorge delle nostre momentanee sconfitte, come dei nostri grandi dolori.


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